Taro e Ceno hanno
origine da due sorgenti d’acqua che nascono dallo stesso ventre: il monte
Penna.
Sono quindi fratelli. Ma per raggiungere il piano, e quindi il mare, verso cui li spinge la natura, dovevano passare a Fornovo. Non v’era modo che accadesse qualcosa di diverso. Lì si sarebbero incontrati e uno dei due avrebbe confluito le proprie acque in quelle dell’altro. Chi dei due avrebbe dovuto perdere il nome? Insomma, da Fornovo in avanti, e fino al Po, quale sarebbe stato il nome del fiume? Taro o Ceno? Chi l’affluente e chi il titolare?
Sono quindi fratelli. Ma per raggiungere il piano, e quindi il mare, verso cui li spinge la natura, dovevano passare a Fornovo. Non v’era modo che accadesse qualcosa di diverso. Lì si sarebbero incontrati e uno dei due avrebbe confluito le proprie acque in quelle dell’altro. Chi dei due avrebbe dovuto perdere il nome? Insomma, da Fornovo in avanti, e fino al Po, quale sarebbe stato il nome del fiume? Taro o Ceno? Chi l’affluente e chi il titolare?
Da bravi fratelli fecero un accordo: -Domani notte, appena
spunterà la luna, partiremo. Ognuno per la valle alla quale darà nome. Chi per
primo arriverà a Fornovo, potrà proseguire la corsa fino al Po con il proprio
nome. Chi arriverà secondo, morirà nelle acque del primo, terminando lì la sua
corsa.
La notte seguente, era di maggio, un cielo tutto stellato
attendeva che dai monti spuntasse la luna. Le sorgenti dei due fratelli non si
vedevano l’una con l’altra. Così mentre il Taro, da tempo sveglio, fissava
guardingo l’orizzonte pronto a schizzare verso il piano, il Ceno ancora dormiva
tranquillo.
Ed ecco la luna occhieggiare dai monti col suo biancore
immacolato. Il Taro, radunate le forze, schizzava via e in un lampo era a Santa
Maria.
Il Ceno si svegliava poco dopo. – Diavolo – pensò – la
luna è già fuori tutta. Chissà se mio fratello è già partito". E senz’altro
indugio si lanciava verso Anzola. Aveva fretta, molta fretta, e il percorso da
lui scelto era molto ripido, tra forre e rapide, cascate e gole: voleva
recuperare ad ogni costo. Da Bardi in avanti si scavò una valle profonda per
evitare un giro attorno all’abitato di Varsi e poi via verso Varano.
Le montagne attorno, ormai, stavano degradando, capiva di
essere vicino a Fornovo, dove la sua
valle sarebbe terminata. Si lanciò con un ultimo balzo verso la pianura che
spaziosa gli si apriva davanti. Ma fatto un centinaio di metri, s’accorse che
suo fratello, il Taro, era già passato da tempo e le sue acque calme e solenni
lambivano l’abitato di Fornovo Taro.
Il Ceno capì, allora, che la sua corsa era terminata. Da lì in
avanti le sue acque avrebbero ingrossato quelle del fratello Taro che avrebbe
conservato, così, il suo nome fino al Po.
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