giovedì 1 agosto 2013

BORGOTARO: QUALCOSA CHE CONOSCO - Al canton d' S-cianca bal'.

Al canton d' S-ciancabal'
Un tempo non v’era luogo, al Borgo, che non avesse il suo toponimo dialettale. I nomi ufficiali delle vie e delle piazze non venivano quasi mai usati.
Chiedere a un borghigiano dove fosse Piazza Cavour, anziché Piasa d’l’ lign’; Lungotaro Imbriani, anziché D’dré a l’ müraje; o via Corvi, anziché Burgunövu, voleva dire metterlo in difficoltà. E non ricevere risposta.
Altri toponimi, ossia nomi di luogo, che s’usavano correntemente erano: Port’növ’, al Purtelu, Port’ F’rnèiz, la Mora, al B’zunton, al Pr’toriu, al Stradon, l’ortu d’l’ mun’gh’, al pusu di nüdi, la Madunèina, la Gigia. Piano piano stanno, uno ad uno, scomparendo, nel senso che solo raramente vengono ormai usati.
Più colorito d’ogni altro toponimo era quello che normalmente veniva dato al vicolo che oggi porta il nome di Vicolo Boveri, nome che per la verità non è mai riuscito a scalzare l’antica denominazione.
Mi riferisco al Canton di S’ciancabal’ che in molti solleverà chissà quali truci pensieri, legati a qualche maniaco che usava violenza verso i suoi simili che improvvidamente s’inoltravano in quel buio(un tempo) budello di strada.
Niente di tutto questo. Il nome S’ciancabal’ ha un’origine molto meno cruenta e si lega all’economia di sussistenza d’un tempo.
Si mangiava poco e male, nel passato, ma a Natale doveva essere festa in tutte le case e “far festa” significava, prima d’ogni altra cosa, un buon pranzo.
Nessuno, quel giorno, voleva rinunciare al cappone, perché gli anolini dovevano essere cotti nel brodo di questo saporito ruspante.
Non tutti, però, potevano permettersi tale acquisto sotto le feste, quando i costi salivano. Così la maggior parte dei borghigiani, all’avvicinarsi del Natale, era solita comprarsi con pochi soldi un “puju”, per tramutarlo, poi, in “capon”.
Ma il passaggio da galletto a cappone non era procedimento tanto facile da potersi affrontare senza l’intervento di un esperto. Il rischio era quello di perdere galletto e cappone.
Così i borghigiani erano soliti andare nel vicolo dove aveva un piccolo buco un certo Zucconi d’ Pont’lu”, un vero esperto in materia. Un chirurgo mancato, diceva qualcuno.
Il procedimento era assai complicato, ma alla base dell’intervento stava l’asportazione dei due testicoli.
Fu così che il vicolo, in dialetto “canton”, divenne per tutti “al canton d’ S’ciancabal’, nome che ancora conserva, nonostante la lapide continui a indicarlo come Vicolo Boveri.
 
Da: G. Bernardi, Borgotaro: qualcosa che conosco, 2005, pagg. 120 (Edizione esaurita)

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