Al canton d' S-ciancabal'
Un tempo non v’era luogo, al Borgo, che non avesse il suo
toponimo dialettale. I nomi ufficiali delle vie e delle piazze non venivano
quasi mai usati.
Chiedere a un borghigiano dove fosse Piazza Cavour,
anziché Piasa d’l’ lign’;
Lungotaro Imbriani, anziché D’dré a l’ müraje; o via Corvi, anziché
Burgunövu, voleva dire metterlo in difficoltà. E non ricevere
risposta.
Altri toponimi, ossia nomi di luogo, che s’usavano correntemente
erano: Port’növ’, al Purtelu, Port’ F’rnèiz, la
Mora, al B’zunton, al Pr’toriu, al Stradon, l’ortu
d’l’ mun’gh’, al pusu di nüdi, la Madunèina, la Gigia.
Piano piano stanno, uno ad uno, scomparendo, nel senso che solo raramente
vengono ormai usati.
Più colorito d’ogni altro toponimo era quello che
normalmente veniva dato al vicolo che oggi porta il nome di Vicolo Boveri, nome
che per la verità non è mai riuscito a scalzare l’antica denominazione.
Mi
riferisco al Canton di S’ciancabal’ che in molti solleverà chissà quali
truci pensieri, legati a qualche maniaco che usava violenza verso i suoi simili
che improvvidamente s’inoltravano in quel buio(un tempo) budello di
strada.
Niente di tutto questo. Il nome S’ciancabal’ ha un’origine
molto meno cruenta e si lega all’economia di sussistenza d’un tempo.
Si
mangiava poco e male, nel passato, ma a Natale doveva essere festa in tutte le
case e “far festa” significava, prima d’ogni altra cosa, un buon
pranzo.
Nessuno, quel giorno, voleva rinunciare al cappone, perché gli
anolini dovevano essere cotti nel brodo di questo saporito ruspante.
Non
tutti, però, potevano permettersi tale acquisto sotto le feste, quando i costi
salivano. Così la maggior parte dei borghigiani, all’avvicinarsi del Natale, era
solita comprarsi con pochi soldi un “puju”, per tramutarlo, poi, in
“capon”.
Ma il passaggio da galletto a cappone non era procedimento
tanto facile da potersi affrontare senza l’intervento di un esperto. Il rischio
era quello di perdere galletto e cappone.
Così i borghigiani erano soliti
andare nel vicolo dove aveva un piccolo buco un certo Zucconi d’ Pont’lu”, un vero esperto in materia. Un
chirurgo mancato, diceva qualcuno.
Il procedimento era assai complicato, ma
alla base dell’intervento stava l’asportazione dei due testicoli.
Fu così che
il vicolo, in dialetto “canton”, divenne per tutti “al canton d’
S’ciancabal’, nome che ancora conserva, nonostante la lapide continui a
indicarlo come Vicolo Boveri.
Da: G. Bernardi, Borgotaro: qualcosa che conosco, 2005, pagg. 120 (Edizione esaurita)
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